martedì 22 gennaio 2013

Tu, che indossavi il microfono ad archetto e ti esibivi.

Tu, che indossavi il microfono ad archetto, e ti esibivi. Settimana dopo settimana, era come una tournée che non finisce mai. Ti ascoltavo almeno dieci ore a settimana, se non di più. È bello che tu abbia deciso di dare a noi la possibilità di poter scaricare le tue esibizioni, noi che ancora non abbiamo un orecchio sopraffino. 

Sto parlando del mio professore di reti di telecomunicazioni della laurea triennale. Un uomo un po' paffuto che non è mai a corto di parole. Entrava in classe, montava il tablet, posizionava il microfono e da lì iniziava la registrazione. Attenzione, come tutte le le star di un certo calibro, aveva un microfono ad archetto, in modo da poter gesticolare mentre lanciava imprecazioni riguardo il fatto che la rete del futuro deve unificare i servizi, e che tutti se lo devono mettere in testa.

Da pochi giorni ho iniziato un nuovo corso, Wireless and mobile network architectures, un corso che mi incuriosisce molto. Prima di tutto, ha un taglio molto diverso da quello dei corsi che ho avuto finora. In dieci ore intensive di lezione vengono coperti tutti gli argomenti, e poi ogni studente deve fare ricerca ed eventuali simulazioni riguardo un certo topic da lui stabilito; infine deve scrivere, presentare e discutere un articolo scientifico. Secondariamente, il responsabile del corso ricorda molto il professore affetto da febbre da palcoscenico. Purtroppo il suo alter ego svedese non porta il microfono ad archetto, ma è un signore paffutello che gesticola allo stesso modo.

Mentre quello italiano di indica la linea dedicata mimando la stesura di un cavo, quello svedese indica l'handover facendo finta di tenere un laptop in mano e spostandosi da una parte all'altra del palchetto dell'aula gradinata; e condisce il tutto aggiungendo un dialogo ipotetico con gli access point, che si trovano ai lati della stanza.

(continua...)

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