martedì 29 gennaio 2013

Svedesi sudati che si sgolano.

Sono diverse settimane che sento una canzone svedese. In TV, per strada, al supermercato. Dopo aver visto una folla di svedesi sudati sgolarsi per cantarla nella pista schlager di una discoteca, ho deciso che dovevo scoprire titolo e artista.

Da lì sono passati alcuni giorni. Ho chiesto a tutti quelli che conoscevo, ma niente. Ho anche provato a canticchiare la canzone ignota alla mia padrona di casa, mentre le pagavo l'affitto.
Un giorno ero su spotify e per caso l'ho sentita durante la pubblicità, quindi mi sono buttato sulla playlist sponsorizzata e l'ho ascoltata tutta.

La cantante si chiama Petra Marklund, e l'avevo già sentita nominare per aver pubblicato alcune canzoni da discoteca sotto lo pseudonimo September.
Poiché ho finito i miei compiti del corso di svedese prima del dovuto, ho deciso di provare a tradurre questa canzone, scoprendo che il testo riguarda un polpettone d'amore.
Di seguito video, e mia interpretazione, Händerna mot himlen (Con le mani al cielo).


Tror du att du och jag kommer att ses igen?
Credi che tu ed io ci incontreremo nuovo?


Tror du att du och jag, har en framtid tillsammans?
Credi che tu ed io, abbiamo un futuro insieme?


Tror du att du och jag kommer att leva länge än?
Credi che tu ed io avremo ancora vita?

Det tror inte jag
Credo che non sia cosi'


Tror du att du och jag kommer att minnas den här kvällen?
Credi che tu ed io ricorderemo quella sera?


Tror du att du och jag kommer att drömma oss tillbaka?
Credi che tu ed io sogneremo di tornare com'eravamo?

Tror du att vi kommer leva lyckliga i alla våra dar'...
Credi che tu ed io vivremo le nostre vite felicemente..
...Även om vi aldrig mer ses?
...anche se non ci vedremo mai piu'?

Händerna upp i luften
Con le mani al cielo
Pannan mot baren, nu spränger vi taket
La faccia davanti alle sbarre, facciamo saltare in aria i tetti
Hamnar i himlen, där änglarna gråter
Atterro in paradiso, gli angeli piangono
Stan är vaken, allt är förlåtet älskling!
La citta' e' sveglia, tutto e' perdonato mio caro!

Händerna upp i luften
Con le mani al cielo
Vi ska bli fulla, livet är meningslöst
Ci ubriacheremo, la vita e' senza senso.
Vem bryr sig?
Chi se ne importa?
Natten är vacker, du är som natten.
La notte e' bellissima, e tu sei come la notte
Och jag är en vinnare igen
e io sono vincitrice ancora

Tror du att du och jag kommer att vinna det här racet?
Credi che tu e io vinceremo questa sfida?

Tror du att du och jag har en chans mot alla andra?
Credi che tu e io abbiamo delle chances sugli altri?

Jag önskar att jag kunde gå på någonting mer än bara känslan,
Vorrei poter puntare qualcosa di piu' del sentimento...
av att allt redan är försent
...che tutto sia gia' sparito

...

martedì 22 gennaio 2013

Tu, che indossavi il microfono ad archetto e ti esibivi.

Tu, che indossavi il microfono ad archetto, e ti esibivi. Settimana dopo settimana, era come una tournée che non finisce mai. Ti ascoltavo almeno dieci ore a settimana, se non di più. È bello che tu abbia deciso di dare a noi la possibilità di poter scaricare le tue esibizioni, noi che ancora non abbiamo un orecchio sopraffino. 

Sto parlando del mio professore di reti di telecomunicazioni della laurea triennale. Un uomo un po' paffuto che non è mai a corto di parole. Entrava in classe, montava il tablet, posizionava il microfono e da lì iniziava la registrazione. Attenzione, come tutte le le star di un certo calibro, aveva un microfono ad archetto, in modo da poter gesticolare mentre lanciava imprecazioni riguardo il fatto che la rete del futuro deve unificare i servizi, e che tutti se lo devono mettere in testa.

Da pochi giorni ho iniziato un nuovo corso, Wireless and mobile network architectures, un corso che mi incuriosisce molto. Prima di tutto, ha un taglio molto diverso da quello dei corsi che ho avuto finora. In dieci ore intensive di lezione vengono coperti tutti gli argomenti, e poi ogni studente deve fare ricerca ed eventuali simulazioni riguardo un certo topic da lui stabilito; infine deve scrivere, presentare e discutere un articolo scientifico. Secondariamente, il responsabile del corso ricorda molto il professore affetto da febbre da palcoscenico. Purtroppo il suo alter ego svedese non porta il microfono ad archetto, ma è un signore paffutello che gesticola allo stesso modo.

Mentre quello italiano di indica la linea dedicata mimando la stesura di un cavo, quello svedese indica l'handover facendo finta di tenere un laptop in mano e spostandosi da una parte all'altra del palchetto dell'aula gradinata; e condisce il tutto aggiungendo un dialogo ipotetico con gli access point, che si trovano ai lati della stanza.

(continua...)

mercoledì 16 gennaio 2013

A camminare sulle acque con gli svedesi.

Sì, lo so. È un titolo dal gusto discutibile.

Da quando sono tornato in Isvezia, vado spesso fuori a correre, per cercare di assorbire un po' di luce. Ne ho bisogno, visto che forse mi ero un po' abituato a quella italiana. Ieri sono andato verso un lago vicino casa, ed erano meno quattro gradi. La superficie del lago era ghiacciata, e questo è "abbastanza banale signori" (come diceva sempre il mio professore di algebra lineare, gettando una smorfia di disapprovazione verso la folla stupita). La cosa non scontata invece è che gli svedesi, con grande nonchalance, correvano e pattinavano sul ghiaccio.


Una coltre spessa di neve si poggiava sulla superficie gelata, ma qualcuno ne aveva spazzata via un po' per creare una via d'entrata, là dove qualche mese fa c'era una piccola spiaggia, e un percorso circolare che si estende per tutto il lago.



domenica 6 gennaio 2013

Voglio tenere la tua mano - la Svezia e i Beatles?!?

Oggi sono stato ad un concerto di una cover band dei Beatles. A dire la verità ho sempre ignorato questo gruppo, ma solo perché tutte le volte che mi ributto nei '60 ascolto altri artisti, come Mina o Battisti. Ad ogni modo, il concerto è stato bellissimo, e mi ha fatto tornare in mente un sacco di ricordi.

Molti di quei ricordi riguardano una serata passata in un porto svedese. Una serata passata sotto la neve e le luci di natale. Una serata fatta di accenti strani, e meno quattro gradi nell'aria.

So che sembra assurdo, ma l'ultima volta in cui avevo sentito parlare dei Beatles era durante il mio primo viaggio in Svezia. Una sera ero nella stanza dell'ostello, e in TV c'era una di quelle commedie americane non-troppo-impegnate-ma-che-vanno-sempre-giù-bene. Ad un certo punto del film, un ragazzo, preso dalla disperazione, chiedeva aiuto ad un amico. Il problema riguardava l'amore, come sempre. Il ragazzo disperato si era preso una cotta, e voleva dichiararsi. L'amico, con grande sicurezza gli disse: "devi essere di classe. Devi farle capire che non vuoi solo sesso. Prendi esempio dagli immortali Beatles, e dille che vuoi tenerle la mano."

Preso da tutti questi ricordi, decido di dedicarti questa canzone.
Forse non hai capito chi sono, io voglio tenere la tua mano.

mercoledì 2 gennaio 2013

Comfort noise e la storia del pandoro triste

On air: Jag kommer - Veronica Maggio
(anche io stento a crederci, ma questa cantante è svedese!)

Era il quindici dicembre duemiladodici, le dieci di mattina. Stavo passeggiando per le strade del centro città, in cerca di un regalo adatto per cercare di mostrare un po' di gratitudine per gli sforzi culinari del mio amico d'oriente. Volendomi far conoscere il suo paese e le relative tradizioni, mi aveva invitato ad una tipica cena cinese.

Giravo per un mercatino al coperto a Sergels Torg, quando mi imbattei in uno stand italiano. I proprietari erano una classica coppietta che avrei potuto vedere in una tipica trattoria italiana un po' rozza, ma dove si mangia tanto e bene.

Una foto di Sergels Torg (da Wikipedia)

Folgorato alla vista di un pandoro, mi avvicinai. Era il secondo pandoro che vedevo a Stoccolma. La coppietta iniziò a parlarmi, e, siccome io spiegai che non so parlare molto bene svedese ("Jag talar inte svenska så bra"), l'uomo mi chiese da dove venissi.

Una volta nominato il Bel Paese, lui disse:
"Ma allora possiamo parlare italiano!"
Mi spiegò che loro sono campani, e rispose alle mie domande sul pandoro.
"Ho quello da 100 gr. e quello normale. Eh, ma se compri quello piccolo, lo inzuppi nel latte una mattina a colazione ed è già finito!"
Io, ormai senza pudore a causa dei prezzi della bellissima Stoccolma, risposi:
"Eh sì, però peccato che quello da 100 gr. costi quanto un pandoro normale in Italia".

Alla fine presi il pandoro piccolo, sperando che gli orientali non si sarebbero mai accorti di quanto sia triste quel formato.