venerdì 9 agosto 2013

Un anno in Svezia - forza e coraggio

Un anno fa scrivevo "pilgrim sailed the seas | found a brave new world" su questo blog, nato per documentare la mia avventura. Se chiudo per un attimo gli occhi rivedo quel momento nitidamente. Le emozioni, le convinzioni, la curiosità. Tutto ciò che doveva ancora essere distrutto, per poi esser ricostruito, in maniera più coerente e stabile. Ma certi edifici antichi nella mente servono, anche se non è proprio la prima cosa alla quale si pensa mentre si osservano i loro resti. Servono per prendere il coraggio per navigare i mari e conoscere un impavido mondo nuovo, per l'appunto.

Ripensare a quel momento mi fa riflettere su chi ero un anno fa, cosa ho vissuto durante questi ultimi 365 giorni, e chi sono oggi. Le domande scomode, quei giorni e dove le regole della Svezia classica non valgono sono solo alcuni rapporti di avventure dal valore inestimabile. Le molteplici esperienze risiedono nella mia mente, da qualche parte. Sotto forma di immagini e sensazioni che rievoco grazie alla musica.

Quante cose ignoravo o davo per scontate, e chissà quante ignoro ancora! Spero comunque di essere sempre più vicino a diventare in un modo o nell'altro quel buffo e loquace individuo che è me tra un anno. Come direbbe una mia carissima amica, "forza e coraggio". La strada da fare è ancora tanta, ma ha anche tanto da darmi.

giovedì 1 agosto 2013

Le parabole zen di zia Assunta: il lavoro

Oggi ho iniziato a dare un'occhiata ad un progetto interessante al quale vorrei lavorare, e non ho potuto fare a meno di pensare alla zia Assunta. Per chi ha avuto la fortuna/sfortuna - sta a voi decidere - di non imbattersi in lei finora, ne ho parlato per la prima volta qui.

Una volta mi raccontò una delle sue parabole zen riguardo la sua prima esperienza di lavoro in Canada (trovate alcuni chiarimenti tra parentesi quadre).

Oh nini che ci vuoi fa', quando si lavora ci si deve da' da fa'! Quando ero in Canadà col tu' zio lavoravo in una scioppa [negozio] di scarpe gestita da dei giuiffi [ebrei], quelli ci san fa' con gli affari.


Zia Assunta che si prende un riposino dal suo lavoro coi giuiffi

Lavoravo come 'na matta, ma loro mi portavano così [porta il palmo della mano in alto, e lo rivolge al soffitto]Lavoravo e cantavo insieme ai polacchi, anche se ognuno cantava le su' canzoni.

Dopo che smisi di lavorarci e tornai in Italia il padrone mi disse che c'avevano messo tre donne a fa' il lavoro che facevo io!

Le altre parabole zen di zia Assunta:

La tazza di tè
Alla ricerca del pollo perduto
Pattinare sul ghiaccio